Don Tapscott a Milano

Ho appena finito di leggere il suo libro “Wikinomics” ed ecco l’autore Don Tapscott subito a Milano, dove ha tenuto un talk di un paio d’ore ospite della Ruling Companies Association.

Davanti ad una platea piena zeppa di manager e quadri provenienti da moltissime aziende, il guru canadese ha riproposto i concetti alla base della Wikinomics fornendo un interessante esempio:

La teoria: il modo di fare business delle aziende deve cambiare e rinnovarsi mutuando i meccanismi di “mass collaboration” sviluppatisi nel contesto web 2.0. Le aziende devono cooperare, aprirsi verso esterno, condividere alcune proprietà intellettuali, agire globalmente.

Follia?

Vediamo l’esempio (è storia nota ma sempre interessante): la Goldcorp è un’azienda mineraria specializzata nell’estrazione dell’oro che disponeva di molti e preziosi dati geologici ma non riusciva ad interpretarli nel modo corretto. Non riuscivano, insomma, a capire dove scavare. Il suo CEO Rob McEwan ha pensato bene di pubblicare on line queste preziose informazioni raccolte a partire dal 1948 e lanciare un appello affinché qualcuno proponesse nuovi metodi di interpretazione. Il premio per chi avesse fornito informazioni utili a trovare l’oro era di 575mila dollari. I partecipanti al contest hanno identificato 55 nuovi punti di scavo.

Potremmo dire che aprirsi al mondo paga.

Ciò detto, riporto anche alcune idee sparse raccolte durante il talk:

Continua da sopra:

– La crisi sta colpendo pesantemente le banche e queste (così come qualsiasi altra azienda operante oggi in qualsiasi business), necessitano di un modulo operativo completamente rinnovato. Il cambiamento deve ruotare attorno alla collaborazione, ora straordinariamente potenziata dagli strumenti disponibili nella nuova rete.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a due enormi cambiamenti:

– Quando è nata, Internet era una piattaforma per la presentazione dei contenuti. Oggi è diventata una piattaforma per fornire servizi, un immenso computer. Un altro mondo rispetto a quello delle Dot.com, spazzato via dalla bolla del 2001.

– Oggi le nuove generazioni sono cresciute con internet. Sono “digital natives” che non temono la tecnologia e quasi non la percepiscono. La vivono come un dato di fatto, la accettano come avviene per l’aria che respirano. Alcuni li chiamano Millennium generation, altri generation Y. Per Tapscott è la “Smartest Generation”, resa migliore e non peggiore dall’uso di Internet, con cui non sottrae tempo allo studio o allo sport, ma alla Tv.

E poi ancora:

– Obama non è stato eletto. Ha creato un “social movement” usando gli strumenti on line. L’elezione è quasi un effetto collaterale.

Da Alessio Jacona

Comments

  1. maurolaspisa says:

    Accettare la Net Global Mind come l’aria che si respira da parte della Net-Generation non è esattamente la stessa cosa. L’aria che respiriamo è bio-frendly, la Rete è invece anti-biologica perchè potenzia la sola logica risolutiva dei problemi, magari per accelerare il business così da creare maggiore entropia ambientale e sociale nella figura dei perdenti sul campo della competizione global just in time. E’ risaputo che la nostra cerebro-mente ha bisogno di lentezza e ricorsività multifunzione per riconoscersi come coscienza personale mentre i supporti elettronici la dissociano localizzandola nella sola area neocorticale con conseguente rimozione delle facoltà dei cervelli così detti primitivi. Se rispetto a tutto ciò Don Tapscott se la cava con un ‘non so’ è piuttosto grave per chi si proclaòa guru del futuro. Puntare sulla espansione esponenziale dell’evoluzione significa essere anti-evoluzionisti perchè si asserve il biologico all’algoritmico.

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